Ambiente, imprese e salute:
tre alleati, un’unica sfida

Nel novembre del 2022 la popolazione mondiale ha superato la cifra record di 8 miliardi di persone che si muovono, consumano e modificano il Pianeta.

Questo significa che, in un mondo già pesantemente antropizzato, la natura rischia di essere ridotta a piccole tessere di un mosaico che, fino a qualche secolo fa, ricopriva la Terra.

E se questo è già di per sé un problema, lo è ancora di più se lo analizziamo dal punto di vista della salute umana e degli ecosistemi.

Una popolazione in aumento, infatti, necessita chiaramente di nuovi spazi mentre altri saranno raggiunti per soddisfare un innato desiderio di curiosità.

Luoghi fino ad ora rimasti inesplorati e intatti, saranno scoperti e presumibilmente modificati e, con questi, anche i loro abitanti: dal più grande al più microscopico… come batteri e virus. 

Secondo alcuni scienziati, negli ultimi anni il tasso di comparsa di nuove malattie infettive sarebbe aumentato proprio a causa di un rapporto malsano con il mondo naturale con il quale, più che vivere in armonia, abbiamo un rapporto invadente e distruttivo.

Inoltre, durante l’attuale era geologica che chiamiamo Antropocene, l’uomo ha iniziato a muoversi a velocità sconosciute fino a qualche decennio fa: aerei, treni, automobili… persino navicelle spaziali ci stanno portando sempre più lontano, sempre più di frequente e spesso in compagnia proprio di quei virus e batteri con cui siamo magari accidentalmente entrati in contatto. 

Un problema, questo, di cui abbiamo solo ora iniziato a vedere le estreme conseguenze.

Ecco perché è importante parlare dell’approccio “One Health”.

Tale espressione è stata utilizzata per la prima volta nel 2003-2004 ed è stata associata all’emergere della malattia respiratoria acuta grave (SARS) all’inizio del 2003 e, successivamente, alla diffusione dell’influenza aviaria altamente patogena H5N1, nonché alla serie di obiettivi strategici noti come “Principi di Manhattan” elaborati nel corso di una riunione della Wildlife Conservation Society nel 2004.

I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie e la Commissione One Health lo definiscono come un approccio collaborativo, multisettoriale e transdisciplinare – che opera a livello locale, regionale, nazionale e globale – con l’obiettivo di raggiungere risultati ottimali in termini di salute, riconoscendo l’interconnessione tra persone, animali, piante e l’ambiente che condividono.

A voler semplificare, One Health riconosce che la salute delle persone è strettamente legata alla salute degli animali e del nostro ambiente comune.

Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, a promuovere e applicare questo approccio dovrebbe essere un variegato gruppo di attori che ricomprende istituzioni, ricercatori, e comunità di cittadini che, con il loro comportamento, possono orientare e promuovere abitudini virtuose.

Un ruolo importante dovrebbe però essere giocato anche dalle imprese che, insieme, possono lavorare per sviluppare beni, servizi e soluzioni finalizzate ad affrontare il problema del rapporto tra uomo e natura alla radice. 

Da questo punto di vista, RCE lavora da anni per ridurre i consumi delle persone promuovendo l’acquisto di materiale fotografico usato e adottando i principi dell’economia circolare che, come sappiamo, ha impatti positivi sul Pianeta e sulla salute delle persone. 

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